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Il segreto per una longevità resiliente

di Leandro Ungaro
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Albina Gabellini – mental coach, formatrice e imprenditrice – spiega come la resilienza possa essere un pilastro per una vita più lunga e soddisfacente.

La resilienza è un tema importante ed un concetto sempre più rilevante nella società contemporanea, nonché fondamentale per la nostra longevità e benessere. Attraverso le parole e l’esperienza di Albina Gabellini – mental, life & business coach, formatrice e imprenditrice, ricercatrice scientifica nel campo della resilienza e scrittrice – scopriamo come superare le sfide della vita in modo emotivamente sano e positivo e a crescere nonostante le avversità.

Dottoressa, cosa significa per lei il concetto di resilienza e perché ritiene sia così importante?

La resilienza è una qualità che ogni essere umano, vegetale, animale e materiale possiede dentro alla propria natura. L’universo è fatto di informazione, l’energia è il camion che la trasporta. Ogni “cosa” presente nell’universo è un’unità informativa unica e irripetibile nella linea del tempo/spazio più o meno organizzata in vari livelli. Il nostro corpo ha la sua vita, intesa come durata nel tempo e nello spazio con le sue precise abilità di sopravvivenza: la resilienza è questa abilità di difesa e reazione agli attacchi esterni che potrebbero cambiarci la natura o ridurre la durata. Ogni cosa (compresi noi stessi) è un’espressione di materia già trasportata dall’energia qui sulla terra, già convertita in un oggetto organizzato composito in un sistema, in un aggregato anche complesso. Noi siamo gli osservatori di questa qualità (il 2° principio della meccanica). Tra la resilienza e la longevità c’è una relazione diretta. Il corpo umano, come entità informativa, ha la sua. Ciascuno di noi vuole sopravvivere più a lungo possibile, così difendere la longevità è un nostro compito e anche un sogno. Ciascuno di noi è unico al mondo e lotta per la sua conservazione, desiderando di spostare il limite, la fine nel tempo sempre più lontana: la resilienza ben gestita ci aiuta a realizzare questo. Ci dona la massima durata temporale e materiale del nostro IO. Intendo come organizzazione integra dei livelli che ci compongono e ci identificano come unità separata diversa dal resto del mondo per cui esistono i Leandro, Albina, Giuseppe, Luce, ecc.

Quali sono stati alcuni dei momenti più difficili della sua vita e come ha fatto a superarli?

Alcuni li ricordo, alcuni no. A 2 anni io e mio fratellino di meno di un anno abbiamo avuto una febbre a 41 a causa di una pertosse grave. Il prete del paese, Don Riccardo,  ci aveva benedetto già, c’era la seconda guerra mondiale in corso. Il veterinario militare dei cavalli inglesi – che saliva dal Sud verso il Nord, in direzione della linea gotica inseguendo i tedeschi – diede a mio padre una pillola dei cavalli da dividere in due. Il mio fratellino è volato in cielo, io sono ancora qui. Resilienza dei miei geni legata alla tenera età? I miei sono stati molto longevi, mio zio ha superato a Riccione i 100 anni festeggiato come un eroe! Da adulta ho sofferto tanto la discriminazione femminile in un mondo dell’Informatica e delle Telecomunicazioni di soli uomini. Ho iniziato a studiare la resilienza dalla Fisica Quantistica per superare le umiliazioni e ne sono uscita vincente creando un mio vincente “Metodo Gabellini”.

Quali strategie o pratiche ha utilizzato per sviluppare la sua resilienza nel corso del tempo?

La resilienza  personale secondo me si esplica e si misura come l’abilità di adattarsi, affrontare e superare le sfide e le avversità della vita nel modo più efficiente possibile. Con le mie scoperte, seppure parziali, in itinere, mentre ogni giorno la studio, possiamo addirittura fornire un modello che ci educa a diventare un campione di resilienza fisica mentale e stare bene negli anni.

Le persone cominciano con informazioni base per allenare:

  • L’Abilità (conoscenza esperienziale di concetti di codici di formule) e trasformarla in Capacità (applicazione delle procedure come somma di codici da insegnare anche agli altri) e crescere di grado.
  • La Competenza (studio teorico della scienza sulla resilienza e longevità con relative verifiche delle buone prassi e strategie efficaci ed efficienti) per essere riconosciuto come autorevole esperto e poi diventare il Campione Olimpionico di resilienza creando soluzioni nuove personali che sono valide in situazioni esasperate dove solo i campioni vincono percorrendo strade inesplorate ottenendo prestazioni eccellenti.

In una prossima occasione spiegheremo nei dettagli l’efficacia del “Metodo Gabellini” frutto di 51 anni di ricerca e 24 di applicazione sul campo.

Come pensa che la pandemia da COVID-19 abbia influenzato la resilienza delle persone sul luogo di lavoro?

La pandemia ha rappresentato una sfida senza precedenti per molte persone sia nella vita personale sia sul luogo di lavoro. I livelli più turbati sono stati quelli spirituali della identità, ruolo e missione. In alcuni casi anche quelli dei livelli fisiologici, della salute e quelli economico- finanziari. Sono stati modificati i livelli relazioni non solo sul lavoro (posizioni e ruoli con responsabilità collegate) ma anche nelle famiglie, nella società, i livelli logistici trasporti, comunicazione.

Queste sfide sono però anche un’occasione nuova di presa di coscienza per gli “anta” e oltre per valutare sé stessi e monetizzare i propri intangible assets (capitali immateriali come il nostro know-how, le skills, le conoscenze) che possediamo e che a volte non sappiamo nemmeno riconoscere. Calcolando le resilienze economico-finanziarie, troviamo una seconda fonte di reddito che ci serve per finanziare il piano di salute benessere della longevità non coperta dal Servizio Sanitario Nazionale, e sempre meno garantito dall’INPS in futuro.  La terza età comincia negli “anta” e dobbiamo oggi assicurarci le coperture, i rischi dei costi della longevità non previsti. Se l’Inps andrà in break-even-point (più pensioni da pagare con meno versamenti dei contributi) chi ci pensa alla longevità?

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Quali sono i principali benefici di essere resilienti e come possono influenzare positivamente la vita quotidiana?

Possiamo prestare attenzione o meno alle varie resilienze, ma loro operano in modo autonomo, inconscio e in concorrenza tra di loro, riducendo gli effetti positivi sul benessere generale. La quantità di informazioni che l’energia vitale fornisce al nostro cervello è una quantità finita. L’energia vitale è prefissata alla nascita, è un’eredità che ci viene fornita dalle nostre cellule genetiche.Essere resilienti significa vivere una vita armoniosa, equilibrata, che immette le basi a terra di un buon sereno felice futuro.

La resilienza biologica, psicologica, sociale è graficamente rappresentata in uno spazio ideale dentro alle soglie di tolleranza. Questa traccia una curva sinusoidale e oscilla in una fascia su e giù con valori che non devono sforare né sopra il tetto né sotto il pavimento. Se è troppo bassa, ci perdiamo qualche cosa che può diventare negativa, siamo stanchi, distratti, senza voglia di lavorare. Se ci arriva addosso una minaccia reale alla sopravvivenza della vita, come una macchina che ci stia per investire, noi non reagiamo in tempo utile, il senso di allerta è ottenebrato e noi veniamo investiti. Se invece siamo armonici nella resilienza, facciamo un grande salto, usiamo l’energia vitale di scorta, accorciamo la durata della vita futura ma ci salviamo. Anche se è troppa, la tua forza (troppa esuberanza) implode. Dobbiamo crearci l’abitudine all’armonia della resilienza equilibrata.

Quali sono alcuni miti comuni sulla resilienza che vorrebbe confutare?

Il concetto che sia una resistenza. L’idea che sia un valore finito, invece è una percentuale, una derivata. Un po’ come misurare le frequenze. Sottovalutare il valore intrinseco di questa proprietà che tutto l’universo e i suoi elementi possiedono anche in entropia.

In che modo il sostegno sociale e le relazioni interpersonali possono favorire la resilienza?

Il sostegno sociale e le relazioni interpersonali giocano un buon ruolo nel favorire la resilienza, ma lei deve crescere da dentro. Se alimentata bene, si è forti contro ogni avversità relazionale come ad esempio la perdita di un amore. Se ben gestite, le sensazioni di benessere o di malattia sono sotto controllo costante: non si scoppia di rabbia, nessuno uccide nessuno, si favorisce il dialogo, la pace, la comprensione reciproca.  Dovrebbe essere un obbligo alimentarla bene e ricorrere prima ai ripari in caso di difetti. Avere persone di fiducia con cui condividere le proprie esperienze e i propri sentimenti può fornire conforto, supporto emotivo e una prospettiva cognitiva diversa sui problemi ma, ripeto, dipende da noi, dal nostro ragionamento circolare completo. Noi siamo padroni di noi stessi!

Quali sono gli errori che si fanno nel tentativo di diventare più resilienti e come evitarli?

Gli errori più comuni che le persone fanno non riguardano il tentativo di diventare più resilienti: magari! Sono l’ignoranza del fenomeno, la sottovalutazione degli ostacoli, il minimizzare le proprie emozioni, sfruttare gli altri, diventando assorbitori di energia altrui.

Come possiamo insegnare e promuovere la resilienza nelle nuove generazioni e nella società in generale?

È importante educare sin da piccoli alla autocoscienza del fenomeno. Se si è già adulti, sarebbe utile frequentare corsi, leggere, parlarne e mettere in pratica i consigli. Facendolo ora quando si è ancora in tempo per farlo, è importante capire il fenomeno che può aiutarci a diventare più ricchi in salute e in capitali per costruire il riparo, la protezione della nostra terza età.

Quali consigli o suggerimenti darebbe a chi sta cercando di sviluppare maggiore resilienza nella propria vita?

Il mio primo consiglio è concentrarsi sul capire i rapporti e poi prendere consapevolezza delle parti del corpo/mente e dei sensi tutti (13 interni e 5 esterni che conosciamo) che possono rappresentare i punti forti e dolenti nella nostra auto-cura, cercando di identificare le proprie risorse personali.  Poi siccome amo il mio mestiere nella ricerca della resilienza, è ovvio che consiglio vivamente di diventare coach esperti in resilienza con il sogno di aiutare gli altri a vivere tanto e bene. AA 82 anni ancora vado ai corsi di altri, studio, mi relaziono con gli esperti oltreoceano ed in Inghilterra, mentre per la resilienza della Terra (grande ambizione) ne parlo con gli esperti a Stoccolma al Nobel Center ed esternamente con l’Istituto preposto a questa grande missione con lo studio dei BIG DATA.  Il creatore Hans Rosling ci ha lasciati e adesso è il figlio che porta avanti la sua missione.

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Leandro Ungaro

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