Al Convegno internazionale di epigenetica a Bologna si è discusso del legame tra equilibrio emozionale, biofotonica e malattie degenerative, con una prospettiva innovativa su come trattare infiammazioni e invecchiamento cellulare.
La parte senziente dell’uomo, quella che chiamiamo anima e psiche, contribuisce pesantemente a determinare l’omeostasi, cioè il processo attraverso il quale un organismo mantiene un equilibrio interno stabile, nonostante i cambiamenti nell’ambiente esterno. L’equilibrio che, se sfasa, determina la genesi di alcune malattie. «I principi di omeostasi di un batterio sono gli stessi che governano l’intero universo», ha spiegato Daniela Lucangeli, professoressa di psicologia dell’età evolutiva presso l’Università di Padova, al Convegno di epigenetica “Dalla cellula alla longevità” che il 7 e 8 settembre ha portato a Bologna quasi 700 persone e decine di clinici, ricercatori, biochimici, esperti di nutrizione, spalancando la porta sul reale problema delle malattie croniche.
L’evento ha provato a fare luce sul perché la medicina riesca a essere efficiente in fase acuta ma non in fase preventiva con patologie come cancro, diabete, Alzheimer, ipertensione, aterosclerosi e tutte le malattie degenerative. «L’epigenetica ci dimostra ogni giorno che è l’ambiente, compresi i pensieri, a incidere sul sistema immunitario, endocrino, nervoso, e che lo stress crea infiammazione cronica silente, muovendo il meccanismo dell’asse ipotalamo surrene e del cortisolo», ha aggiunto Lucangeli.
La biofotonica come base per future terapie
La foto di un atomo, mostrata durante il convegno da Carlo Ventura, professore di Biologia Molecolare presso Università di Bologna, è pressoché identica alla nebulosa di Helix, detta “occhio di Dio”. Per l’esperto, la natura bio elettronica delle cellule è simile a quella dei computer quantistici: “Nei microtubuli cellulari esistono livelli di memoria quantica che si comporta come una flash memory. Vi è un campo elettrico con caratteristiche di irraggiamento e di assorbimento della luce, capace di emettere una frequenza d’onda”. I partecipanti al convegno questa frequenza l’hanno ascoltata sotto forma di sinfonia udibile. Ventura ha infatti mostrato la foto di una cellula pluripotente indotta mentre diventa cardiocita, poi ha mostrato la differenza luminosa e cromatica di una cellula sotto stress e di una cellula sana.
“Potremmo rendere reversibile la senescenza di cellule staminali umane modulandone la polarità, con una forte implicazione sulla cura delle patologie”, ha spiegato. E possiamo immaginare l’influsso dei campi elettromagnetici su questo campo elettrico e luminoso cellulare, visto che la salute o la malattia dipendono dalle cellule. Chimica, fisica, neurogenesi, sinapsi si ritrovano quindi unite in un circuito in cui la meccanotrasduzione (cioè il processo attraverso il quale le cellule convertono stimoli meccanici in segnali biochimici) diventa attività biofotonica complessa, con quanti di luce emessi dalle cellule. Con questa consapevolezza, intervenendo sulla parte bioelettrica delle cellule, secondo Ventura si possono curare le infiammazioni.
L’impatto di emozioni e stress sul corpo mappato in una tesi di laurea
L’impatto emozionale fa la differenza nei centenari della zona dell’Ogliastra, in Sardegna, mappati epigeneticamente grazie a un progetto che coinvolge Aeronautica militare, Agenzia del Demanio, Associazione dell’identità ogliastrina e della Barbagia di Seulo, con il coordinamento della professoressa di Scienze Biomediche Grazia Fenu Pintori, dell’Università di Sassari. In questa zona si sta infatti svolgendo la mappatura epigenetica dei longevi centenari ogliastrini.
Il gruppo di controllo ha dai 95 anni in su. “L’isolato genetico sardo gode di ottima salute, ma lo stiamo confrontando con controlli randomizzati su persone reclutate a caso, per vedere le differenze”, ha spiegato Fenu Pintori. Ebbene, gli squilibri riscontrati nel sistema adrenergico stanno mostrando ricadute pesanti sul sistema cardiovascolare e immunitario. Questo è stato il focus di una tesi di laurea in Scienze e Tecniche psicologiche dei processi cognitivi della stessa Università. “La PNEI (PsicoNeuroEndocrinoImmunologia) ha un’importanza forte”, ha detto la professoressa Fenu Pintori, che per lo screening dei marcatori epigenetici sta utilizzando il sistema SDrive. “Grazie a questa tecnologia possiamo evidenziare segnali che il paziente non è in grado di percepire. E abbiamo evidenza di come i disturbi che gravano sul sistema encefalico riverberano su intestino, surrenali, sistema immunitario”.
Non bio-hacking, ma bio-blooming
Qualche esempio di relazione corpo emozioni rilevata dal test dei marcatori epigenetici è la mancanza di vitamina K, prodotta dall’intestino grazie a un microbioma in equilibrio, che riverbera sulla salute emozionale.
La mancanza di taurina e cisteina hanno rivelato invece l’affievolimento del sistema cerebrale. Anche silicio, rame e manganese, che il test ci ha rivelato carenti, sono tutti fattori che interferiscono con il sistema di traduzione del segnale elettrico dal cervello al corpo.
Silvia Di Luzio, cardiologa con master in cardiologia pediatrica, già Senior research associate alla Northwesten University di Chicago, ha effettuato uno screening dei marcatori epigenetici in persone con un alto tasso di stress e di stanchezza.
Due top manager donne, con una posizione di rilievo in una grande banca, hanno rivelato una sfasatura del sistema adrenergico. Stessa situazione per un uomo che faceva 200 chilometri in macchina al giorno e aveva una vita sociale azzerata dal lavoro. I problemi riscontrati dal test dei marcatori epigenetici erano di alto stress ossidativo, di sistema nervoso in tilt a causa dell’alterazione dell’asse ipotalamo-surrene. “Il test dei marcatori epigenetici mi ha consentito di osservare alterazioni metaboliche, catabolismo proteico, inflammasoma, rottura dell’equilibrio idrico”, ha dichiarato Di Luzio. Il riequilibrio dei fattori scompensati e il ripristino di un’alimentazione corretta hanno portato i pazienti a rifiorire. “La biologia non va hackerata, è già perfetta. Ma dobbiamo comprendere che sono i fattori epigenetici a fare la differenza fra stato di salute e malattia”, ha aggiunto.
L’ipotalamo è la console dell’organismo
“La vera patologia moderna è la perdita di ritmo e di spinta ipotalamica, che scoordina le vicine strutture, ovvero la ghiandola pineale, il sistema limbico encefalico, l’amigdala e l’ippocampo”, ha dichiarato Bartolomeo Allegrini, medico chirurgo esperto in omeopatia, omotossicologia, medicina funzionale.
“Si perde la connessione con il centro di regolazione, non si ritrova il principio di dualità e ritmicità”. E da qui, spiega il dottor Allegrini, si può arrivare all’esaurimento neurovegetativo e a problemi del nervo vago, avendo perduto la capacità ipotalamica di auto regolazione.
L’organismo rispetta la dualità che contraddistingue la vita, anche nei due sistemi simpatico (lotta o fuggi) o parasimpatico (conserva e ripristina). In caso di stress, il simpatico va in ipertono, con possibile attivazione adrenergica e ipertensione arteriosa. “Per superare l’inevitabile scontro, servono coscienza, consapevolezza, coesione, condivisione, collaborazione, complicità”, ha concluso Allegrini.
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