«In questo periodo incontro molti adolescenti con anoressia nervosa, bulimia nervosa e persone in sovrappeso oppure obese». Eugenia Dozio, Dietista Clinica, specializzata nei disturbi dell’alimentazione e della nutrizione, ci spiega come incoraggia i suoi pazienti a mantenere uno stile di vita sano e bilanciato a lungo termine.
La comprensione e l’empatia sono elementi chiave nella relazione nutrizionista-paziente. Parola di Eugenia Dozio, una nota esperta nel campo della dietetica clinica, dei Disturbi della nutrizione e dell’alimentazione ed è Coordinatrice dell’Equipe Nutrizionale nella gestione e nel trattamento di questi disturbi presso Villa Miralago di Cuasso al Monte (Varese), e membro dei gruppi di studio ASAND (Associazione scientifica Alimentazione Nutrizione e Dietetica) sui disturbi della Nutrizione e dell’alimentazione.
Quali sono i principali disturbi dell’alimentazione e della nutrizione che incontra nella sua pratica clinica?
Principalmente in questo periodo incontro molti adolescenti con anoressia nervosa, bulimia nervosa e persone in sovrappeso oppure obese con il disturbo dell’alimentazione incontrollata. In questi ultimi mesi ho anche pazienti affette da ortoressia nervosa che è un disturbo alimentare caratterizzato da un’ossessione nociva per l’alimentazione salutare. A differenza di altri disturbi alimentari come l’anoressia o la bulimia, infatti, l’ortoressia si concentra sulla qualità del cibo piuttosto che sulla quantità. Un fenomeno preoccupante è dato anche dalla vigoressia. La vigoressia, nota anche come dismorfia muscolare o disturbo da esercizio dipendente, è invece un disturbo caratterizzato da un’ossessione eccessiva per il proprio aspetto fisico, in particolare per la muscolosità. Chi ne soffre ha una percezione distorta del proprio corpo e tende a dedicare un’eccessiva quantità di tempo all’allenamento fisico, spesso compromettendo la propria salute e le relazioni personali. Questo disturbo può portare a comportamenti disfunzionali come l’uso di steroidi anabolizzanti, un’attenzione eccessiva alla dieta e isolamento sociale.
Quali sono le sfide più significative nel trattamento dei disturbi dell’alimentazione e della nutrizione?
Il ruolo della nutrizionista nel trattamento dei disturbi dell’alimentazione e della nutrizione (DNA) è estremamente complesso, e presenta una serie di sfide significative che richiedono competenze non solo tecniche, ma anche psicologiche e relazionali. Una delle sfide principali è proprio la difficoltà di far riconoscere ai pazienti che il loro malessere, disagio e dolore sono sintomi di una malattia, piuttosto che aspetti che possono essere gestiti semplicemente con il controllo del peso o delle abitudini alimentari. Le sfide per la complessità di queste malattie sono molteplici: una delle principali è stabilire un rapporto di fiducia con il/la paziente, spesso resistente al cambiamento per timore di modifiche alimentari che possano alterare il controllo sul proprio corpo. La professionista deve affrontare questa resistenza con pazienza, aiutando il paziente a comprendere l’importanza dei cambiamenti necessari, senza provocare rifiuti del trattamento. È fondamentale poi bilanciare l’intervento nutrizionale con la fragilità psicologica del paziente, procedendo per gradi per non sovraccaricarlo. La nutrizionista deve inoltre personalizzare il piano alimentare, tenendo conto delle esigenze fisiche e delle preferenze del paziente, e gestire le aspettative di quest’ultimo e della sua famiglia, chiarendo che il recupero è un processo lungo e con possibili ricadute. Infine, la professionista deve essere in grado di fornire supporto emotivo, aiutando il paziente a gestire stress e ansia legati al cibo, e assicurarsi che riceva l’assistenza psicologica necessaria. Questo lavoro richiede un approccio multidisciplinare, collaborando con altri specialisti per integrare l’aspetto nutrizionale nel piano terapeutico globale. Superare queste sfide è fondamentale per aiutare i pazienti.

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Come coinvolge e supporta i pazienti nella gestione dei loro disturbi alimentari e nutrizionali?
Come accennavo, quello che è importante è essere parte integrante di un’equipe multidisciplinare. Dobbiamo avere una strategia di cura condivisa con professionisti che si occupano degli aspetti psicologici e psichici. Bisogna essere sinergici, il paziente deve essere accolto, supportato e curato rispettando la strategia concordata con l’equipe.
Come integrare l’aspetto nutrizionale con l’aspetto psicologico nel trattamento dei disturbi alimentari?
Quello che ritengo sia molto importante è far comprendere al paziente che conosco la sua sofferenza. Lavorando da molti anni con persone che affrontano queste sfide, ho imparato a conoscere profondamente i loro pensieri, le loro lotte interiori e il grande dolore che provano nel vivere ogni giorno una battaglia tanto complicata quanto difficile da sopportare. Comunicare la comprensione delle difficoltà del paziente è fondamentale perché crea un legame di fiducia, essenziale per il successo del trattamento. Un paziente che si sente compreso è più incline a seguire le indicazioni terapeutiche e a comunicare apertamente le proprie preoccupazioni. Inoltre, riconoscere e validare le sue emozioni può alleviare il senso di isolamento che spesso accompagna chi vive con dolore cronico o malattie complesse. Questa comprensione permette anche di sviluppare un trattamento più personalizzato, adattato alle esigenze specifiche del paziente, e migliora la comunicazione, rendendola più aperta e onesta, facilitando così un trattamento più accurato. Quindi la comprensione e l’empatia sono elementi chiave nella relazione nutrizionista-paziente.
Quali sono i principali miti o fraintendimenti riguardanti l’alimentazione e la nutrizione che incontra nei suoi pazienti?
Ci sono molti miti e fraintendimenti che i pazienti con disturbi della nutrizione e dell’alimentazione possono avere. Molti pazienti iniziano a manifestare dei sintomi in seguito ad un controllo dietetico, questo ci deve fare pensare rispetto al dilagare di offerte di piani nutrizionali con finalità poco chiare e senza nessuna base scientifica che oggi dilagano nel web e nelle conversazioni. Per esempio, molti pazienti credono che le diete drastiche siano efficaci per perdere peso rapidamente, ma queste possono essere pericolose e insostenibili, portando a carenze nutrizionali, perdita di massa muscolare e cicli di perdita e recupero del peso. Un’altra convinzione errata è che tutti i grassi siano dannosi, quando in realtà i grassi sani sono essenziali per la salute del cuore e del cervello; solo i grassi saturi e trans dovrebbero essere limitati. Molti pensano che i carboidrati facciano ingrassare, ma i carboidrati complessi, come quelli nei cereali integrali e legumi, sono fondamentali per l’energia e i nutrienti. Anche l’idea che gli integratori siano necessari per una buona salute è comune, ma la maggior parte dei nutrienti può essere ottenuta attraverso una dieta equilibrata, e l’eccesso di integratori può avere effetti collaterali. Il concetto di “detox” è un altro mito diffuso: il corpo ha già sistemi efficaci per eliminare le tossine, e le diete detox possono essere inutili o addirittura dannose. Infine, molti credono che la perdita di peso dipenda solo dalla forza di volontà, ma essa è influenzata da molti fattori, come genetica, metabolismo, condizioni mediche e aspetti psicologici, rendendo questa convinzione spesso fonte di colpa e frustrazione. Affrontare questi miti e fraintendimenti con una corretta informazione ed educazione alimentare è essenziale per aiutare i le persone a sviluppare un rapporto sano con il cibo e migliorare la loro salute generale. Fornire consulenza nutrizionale basata su evidenze scientifiche e supporto psicologico può contribuire a correggere queste false credenze e promuovere abitudini alimentari più equilibrate e sostenibili.
Come incoraggia i suoi pazienti a mantenere uno stile di vita sano e bilanciato a lungo termine?
Incoraggiare i pazienti a mantenere uno stile di vita sano e bilanciato a lungo termine è una sfida che richiede un approccio olistico, personalizzato e sostenibile. È importante stabilire obiettivi realistici e personalizzati, evitando traguardi troppo ambiziosi che potrebbero causare frustrazione. L’educazione continua è fondamentale per spiegare il “perché” delle raccomandazioni, rafforzando la motivazione attraverso la comprensione dei benefici a lungo termine. Promuovere cambiamenti graduali, come piccole modifiche alle abitudini quotidiane, è più sostenibile e meno intimidatorio. Un supporto continuo, con follow-up regolari, aiuta a mantenere l’impegno e a superare eventuali difficoltà, adattando i piani quando necessario. Anche affrontare le barriere e trovare soluzioni pratiche è cruciale: per esempio, suggerendo ricette semplici per chi ha poco tempo. Un approccio flessibile alle regole alimentari e all’esercizio fisico evita il rischio di abbandono, promuovendo un percorso sostenibile e privo di sensi di colpa. Incorporare il benessere mentale, con tecniche di gestione dello stress, aiuta a mantenere l’equilibrio nelle scelte di vita. Coinvolgere il paziente nel processo decisionale aumenta la responsabilità e l’impegno, mentre rendere lo stile di vita piacevole e sostenibile, attraverso attività e cibi che apprezza, facilita la sua integrazione nella quotidianità.
In sintesi, mantenere uno stile di vita sano a lungo termine richiede un approccio che sia adattabile, supportivo e orientato alla persona. Aiutare i pazienti a vedere il cambiamento come un processo graduale e a godere del viaggio verso il benessere può fare la differenza nel mantenere uno stile di vita bilanciato.
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