Il progressivo allungamento della vita sta trasformando il modo in cui vengono gestiti i patrimoni familiari. Restare attivi oltre l’età pensionabile richiede un approccio finanziario lungimirante, in grado di adattarsi a orizzonti temporali sempre più estesi.
Secondo le stime dell’Associazione Italiana Private Banking (AIPB), entro il 2033 circa 300 miliardi di euro passeranno dalle generazioni più senior a quelle più giovani attraverso successioni ed eredità. Si tratta di un trasferimento di ricchezza senza precedenti, che impone una pianificazione patrimoniale più sofisticata per affrontare esigenze sempre più complesse. Con l’allungamento della vita, il passaggio generazionale non è più un evento isolato ma un processo che richiede visione e una buona dose di dialogo tra le diverse generazioni.

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Patrimoni familiari: eredi sempre più senior
Secondo un recente studio realizzato da AIPB e dalla società di consulenza KPMG, oggi l’80% delle risorse finanziarie è concentrato nelle mani di clienti con più di 55 anni. Questi non sono più i “pensionati” di una volta, ma soggetti attivi che, con un’età media di 60 anni, esprimono una vitalità e una progettualità che sfidano ogni stereotipo.
Un elemento particolarmente interessante emerge dall’analisi delle percezioni: le persone si percepiscono anziane solo a 76 anni, con un’aspettativa di vita che ha ormai superato gli 83 anni. La percezione è confermata anche dalla Società Italiana di Gerontologia e Geriatria (SIGG) che ha proposto di innalzare la soglia dell’anzianità a 75 anni, evidenziando come una persona di 65 anni di oggi abbia la forma fisica e cognitiva di una di 40-45 anni di 30 anni fa.
Questa trasformazione demografica non coinvolge solo gli individui, ma incide profondamente anche sull’economia e sulle dinamiche sociali. L’allungamento della vita comporta che i trasferimenti di patrimonio si verifichino in età più avanzata per gli eredi. Questo ritardo genera nuove dinamiche familiari: da una parte, i genitori conservano il controllo delle proprie risorse per un tempo più lungo; dall’altra, i figli ereditano quando hanno già raggiunto una stabilità economica personale.
Private banking: il ponte tra le generazioni
In questo scenario di profonda trasformazione demografica, il private banking assume un ruolo centrale nella gestione di patrimoni che attraversano fino a cinque generazioni diverse. La questione va quindi oltre i numeri e richiede una comprensione profonda dei cambiamenti sociali e demografici in atto.
«La longevità è al tempo stesso un’opportunità e una sfida: per vivere bene un periodo di tempo più lungo diventa necessario iniziare a pensare ai bisogni che si avranno in età avanzata sin dalla giovane età», ha affermato Andrea Ragaini, Presidente di AIPB, in una nota stampa in collaborazione con KPMG. «È anche una opportunità straordinaria per il private banking, che già oggi gestisce 5 generazioni di clienti e che può indirizzare nel tempo con gradualità e dolcezza i loro progetti promuovendo scelte razionali alla luce di bisogni specifici nelle diverse fasi della vita».

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La complessità del momento richiede un approccio evoluto alla diversificazione patrimoniale. Per questo motivo, le famiglie con capitali consistenti si affidano a strutture specializzate, i family office, che le aiutano a gestire il proprio patrimonio. Tali strutture utilizzano diversi strumenti finanziari: alcuni più classici, come investimenti e risparmi, altri più moderni, come le assicurazioni che proteggono dall’inflazione o quelle che garantiscono una copertura per le esigenze di assistenza nel lungo periodo.
La chiave sta nel trovare il giusto equilibrio tra questi strumenti, coinvolgendo tutti i membri della famiglia nel processo decisionale e mantenendo un dialogo aperto tra genitori e figli sulla gestione del patrimonio comune.
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