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Riscrivere il codice della salute: come l’ambiente cambia l’espressione genetica

di Monica Camozzi
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Giorgio Terziani è Visiting Professor in Discipline del Benessere alla Saint George School di Brescia. Organizzatore di convegni medico scientifici e imprenditore nel contesto dell’Epigenetica, in questa intervista spiega i suoi campi di ricerca.

Giorgio Terziani è una figura di spicco nel campo dell’Epigenetica e della Prevenzione Sanitaria. Per Longevity Journal esplora l’impatto degli elementi ambientali sulla nostra salute e come il concetto di determinismo genetico sia stato riconsiderato alla luce delle recenti scoperte scientifiche. Terziani condivide non solo la sua vasta esperienza, ma anche le sue intuizioni rivoluzionarie sull’Epigenetica, una scienza che ci offre nuove speranze e strumenti per un futuro più sano.

Quante volte abbiamo sentito questa frase: «Dipende dal DNA»? Pare che ora il determinismo genetico sia un po’ in crisi. Da cosa dipende davvero la nostra salute?

La salute viene definita – anche dall’Organismo Mondiale della Sanità (OMS) – il risultato di un equilibrio fra vari aspetti: un completo benessere non solo fisico e mentale ma altresì sociale. Essere sani non significa solo assenza di malattia. Si riferisce altresì al contesto socio culturale. I fattori cosiddetti ambientali sono molteplici: cosa mangiamo, cosa pensiamo, come viviamo, che stile di vita conduciamo. Quando parliamo di salute dobbiamo capire che non dipende solo dal nostro DNA. Il determinismo è finito quando la scienza, una ventina di anni fa, ha scoperto che i fattori ambientali incidono per oltre il 90% sull’espressione dei nostri geni: una percentuale enorme che condiziona la nostra salute!

A dire vero anche Ippocrate diceva: «Se si riuscisse a dare a ognuno la giusta dose di nutrimento e di esercizio fisico avremmo trovato la strada per la salute». Questa percentuale impattante per oltre il 90%, che non riguarda solo l’alimentazione ma una molteplicità di fattori, viene definita con il termine di epigenetica. Perciò possiamo finalmente dire che le malattie genetiche dipendono dal 2 al 10% da fattori immutabili, questo non significa che la genetica non sia importante, mentre quelle epigenetiche dipendono dal 90-98% circa da fattori ambientali e stressogeni.

In questo caso dovremmo anche parlare di reali rischi congeniti, salute dei mitocondri, apporto e consumo corretto di ossigeno, costituzione dalla nascita. La salute è una responsabilità individuale, che dipende dallo stile di vita, dagli aspetti emozionali: fattori che non impattano solo sulla nostra esistenza ma su quella dei nostri figli, dei nostri nipoti, delle persone che verranno. L’epigenetica ci pone davanti a una rivoluzione di portata vastissima.

Quando ha scoperto l’epigenetica e come ha cambiato la sua vita?

Mi occupo di salute e prevenzione da oltre 20 anni: già nel 1999 ho scoperto un prodotto che considero un dono della vita: lo provai personalmente dopo un grave incidente stradale e constatai le sue proprietà uniche, che mi consentirono di riprendermi completamente. Dopo 15 giorni mi era tornata l’energia, la voglia di fare che avevo prima di quel volo di 15 metri in un burrone, che mi aveva causato problemi alle vertebre lombari, cervicali e lesioni interne. Iniziai a importarne alcuni campioni di quel prodotto, lo feci provare a 5 medici e da lì il processo di diffusione si avviò, portandomi a distribuirlo in Italia e facendomi approdare al congresso mondiale di medicina rigenerativa di Città del Messico, nel 2017.

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Proprio là, nel 2017, ho scoperto l’epigenetica e un dispositivo straordinario che permette il test di mappatura dei marcatori epigenetici, una vera e propria rivoluzione nella prevenzione e nella cura. Dopo la mia relazione al congresso, mentre parlavo con medici presenti, scoprii un gastroenterologo dell’Università di Città del Messico che aveva un approccio clinico completamente diverso, basato sulla mappatura epigenetica. Mi fece provare il dispositivo: bastarono 3 bulbi di capello, 15 minuti e… avevo una scansione completa dell’intero organismo. Questo mi ha consentito di unire i puntini e ho compreso che è possibile conoscere i fattori che possono condizionare la salute delle persone. Non solo reali rischi congeniti che ci portiamo dalla nascita, dal DNA mitocondriale, ma anche fattori epigenetici che si tramandano per intere generazioni.

«Il DNA non è tuo destino» e «la vita è urgente» sono due frasi chiave che Lei dice sempre. Che significano?

Time magazine nel 2010 uscì con una copertina titolata “DNA is not your destiny”. Un messaggio fortissimo, che ha tentato di spronare il mondo scientifico sulla possibilità di fare vera prevenzione partendo dalla salute dei padri e delle madri prima del concepimento. Questa consapevolezza dovrebbe far parte di noi, proprio perché non sappiamo quanto vivremo: per questo dico che la vita è urgente. Dovremmo vivere ogni giorno come se fosse l’ultimo, alzarci ringraziando, avendo la forza e il coraggio di parlare a coloro che dovranno costruire il mondo dopo di noi. La salute dipende per oltre il 90% dalle scelte che fai, non solo dal DNA. Per questo è importante imparare a mangiare, a pensare, combattere l’inquinamento.

Chiamo l’epigenetica la scienza che allunga la vita: perché la nostra salute dipende, certo, dal DNA mitocondriale materno e dai reali rischi congeniti come diceva quel grande medico che fu Sergio Stagnaro, uno dei miei maestri, padre della semeiotica biofisica clinica. Il DNA mitocondriale decide la longevità. Ma è anche vero che possiamo aiutare i nostri mitocondri a respirare, possiamo lavorare sul benessere delle cellule e conoscere esattamente i fattori di squilibrio che ha il nostro sistema corpo. Ognuno di noi è unico, l’approccio clinico deve essere personalizzato, predittivo, partecipativo, non esiste il rimedio universale.

Come possiamo prevenire davvero la malattia?

Della salute e della malattia si occupano i medici di esperienza e competenza, ma ognuno di noi può fare moltissimo scegliendo cibi secondo natura, non dimenticando che l’alimentazione è la prima medicina. Al pari dobbiamo ricordare che la salute dipende dalla salute delle cellule perciò è utile sapere cosa le danneggia. Potenziare il proprio sistema immunitario, lavorare su sé stessi e sulle proprie scelte, sugli stili di vita. Per vivere produciamo energia, la nostra attività metabolica utilizza l’idrogeno che traiamo dal cibo e l’ossigeno che prendiamo dall’aria: ma quale cibo mangiamo e quale aria respiriamo? Inoltre vi è il grande tema dei primi mille giorni di vita: stiamo sprogrammando la vita a livello fetale.

Gli inquinanti che contaminano aria e acqua vengono ormai ritrovati nel cordone ombelicale, passano al feto e creano un danno epigenetico che si tramanda per generazioni. La letteratura scientifica che evidenzia l’esposizione prenatale a inquinanti chimici è immensa. Lo stesso Senato della Repubblica in un documento di 193 pagine, nel 2018 documenta gli effetti dell’inquinamento sull’incidenza di patologie tumorali, sulle malformazioni neonatali, esprimendo il fattore epigenetico come cruciale.

Perciò, per prevenire la malattia dobbiamo comprendere cosa ci sta danneggiando, perché le cause sono molteplici: possono essere carenze nutrizionali, interferenti endocrini, mancanza di ossigeno nelle cellule, campi elettromagnetici, metalli pesanti, stress. Tutto questo produce infiammazione cronica silente, che è alla base della malattia. Non è una novità, ce lo dicono i padri della fisiologia medica, come Guyton, su cui studiano attualmente a medicina. Oggi, la tecnologia ci consente di leggere l’organismo intero, fino all’attività cellulare, per dare al medico un supporto eccellente ai fini della anamnesi.

Lei parla sempre dell’importanza dell’ossigeno per la salute delle cellule, ma come facciamo a sapere se ne abbiamo abbastanza? Come possiamo integrarlo?

Nel 2019 Kaelin, Ratcliffe e Semenza hanno preso il premio Nobel proprio per aver individuato il meccanismo con cui le nostre cellule rispondono alle variazioni di ossigeno. Ma già nel 1931 Otto Warburg scoprì quanto fosse sostanziale la corretta ossigenazione delle cellule per evitare degenerazioni cancerose. L’ossigeno è alla base della vita: la sua mancanza determina uno stato di ipossia, che apre la strada alle patologie degenerative. Al pari, sempre l’ossigeno è coinvolto nei processi di stress ossidativo che costituiscono il nemico primario della salute.

Ossidazione significa patologia e invecchiamento: basta pensare alla mela tagliata a metà e al colore che assume. Oxus in latino significa acido, è l’ambiente in cui prolifera la patologia. Poi c’è il problema, da non sottovalutare, dell’ischemia riperfusione: se non arriva l’adeguata quantità di ossigeno al microcircolo non c’è la riperfusione ottimale e abbiamo un problema ischemico. Modulare la giusta quantità di ossigeno è indispensabile per la prevenzione ma ce ne parlano solo in fin di vita: perché non provvedere invece mentre la vita è nel pieno del suo svolgimento? Oggi i nutraceutici possono aiutarci a modulare il giusto apporto di ossigeno. Esistono prodotti a questo scopo, ormai sono tantissime le ricerche che hanno confermato la sua capacità di fornire ossigeno on demand, secondo le esigenze dell’organismo, evitando al pari l’insorgere di stress ossidativo.

Che importanza hanno integratori e nutraceutici per prevenire la malattia?

La vita è legata alla modulazione redox, in grado di regolare tutte le funzioni delle nostre cellule, a partire dalla gestione dello stress ossidativo: i ROS (reactive oxygen species) sono scorie dell’attività metabolica e il nostro organismo ha un patrimonio antiossidante che le modula. Ma purtroppo cibo spazzatura, sostanze chimiche, metalli pesanti, fumo, alcol, stress, campi elettromagnetici, alimentazione sbagliata, producono un eccesso di ossidazione che si traduce in infiammazione cronica e patologia. Lo zucchero, i cibi raffinati, sono un altro nemico della salute e del benessere.

La nutraceutica oggi ci permette di nutrire le cellule, di colmare le carenze, di compensare quello che non troviamo o non assimiliamo nei cibi che mangiamo. Le nostre cellule funzionano con il giusto apporto di ossigeno e idrogeno da aria e cibo e questo ci permette di produrre energia per la vita attraverso i mitocondri. La cosa rilevante è che il nutraceutico abbia una disponibilità alta in grado di arrivare immediatamente alle cellule. Al pari, la vitamina C sublinguale attraverso il sangue refluo dal cavo orale passa direttamente nell’atrio destro del cuore. I nutraceutici sono un alleato prezioso per la nostra salute, ma alla base vi è sempre la conoscenza delle carenze e la mappatura dell’organismo, al fine di rilevare qual è lo squilibrio da sanare.

Perciò, se è vero che oltre il 90% della nostra patologia e dell’invecchiamento dipendono da fattori ambientali, avremmo tutti bisogno di una mappatura epigenetica?

Oggi siamo abituati a vedere i professionisti valutare lo stato di salute secondo le proprie conoscenze, o attraverso l’esperienza clinica; ma quando parliamo di ambiente l’impatto talvolta è devastante. È silente. Pensiamo a un danno da campi elettromagnetici, a una riattivazione virale, alla presenza di metalli pesanti nell’intestino. Pensiamo all’azione degli interferenti endocrini sulla tiroide, sul metabolismo. Uno studio di bio-monitoraggio condotto dal gennaio 2017 a giugno 2022 in 11 Paesi dell’Unione Europea ha misurato la presenza di bisfenolo A nelle urine di 2.756 adulti. Il bisfenolo è una sostanza chimica sintetica nota per i danni che compie sul sistema immunitario anche a dosi molto basse, con effetti indesiderati che implicano la riduzione della fertilità, l’interferenza endocrina e le reazioni allergiche cutanee.

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Il rapporto ha rilevato che tra il 71% e il 100% dei partecipanti avevano superato i limiti di esposizione alla sostanza consentiti nell’UE. Ma di studi come questo potrei citarne a iosa e il punto è proprio questo: abbiamo ancora bisogno di studi per confermare che l’inquinamento sprogramma la vita? L’Istituto Tumori Milano ci ha detto qualche anno fa che una sigaretta inquina 15 volte più di un’auto diesel. Come diceva il Dottor Stagnaro, finché l’attenzione non verrà posta sul mitocondrio, sul benessere delle cellule, saranno in aumento cancro, diabete, Alzheimer, Parkinson, malattie cardiovascolari, autismo.

Può spiegare meglio questo concetto?

Noi abbiamo un biomarcatore eccezionale nell’organismo, il capello. Io lo chiamo la nostra “chiavetta USB”. Il capello è parte del sistema tegumentario, è un supporto sensoriale, i follicoli sono a contatto con il derma: esso archivia tutto. Come ci insegna la fisica, tutto ciò che ha una massa ha una energia, ergo ha una frequenza. Lo rileviamo anche attraverso una semplice risonanza elettromagnetica in ospedale. Oppure, attraverso il dispositivo del quale facevo riferimento prima, basta leggere i picchi di frequenza legati a ogni sostanza o elemento archiviato dal capello, decodificando le informazioni grazie all’intelligenza artificiale del cervellone ubicato ad Amburgo. In questo modo, dopo pochi minuti è possibile attraverso l’archivio che è il capello, ricevere un report dettagliato su tutto l’organismo: vitamine, minerali, aminoacidi, antiossidanti, acidi grassi, sostanze chimiche, metalli pesanti, fattori di interferenza ambientale, metabolismo degli zuccheri, sintesi proteica, sonno, sistema cerebrale, adrenergico, immunitario, endocrino, cardiovascolare, gastrointestinale.

Lei ha creato una scuola di Alta Formazione epigenetica che si rivolge a medici desiderosi di apprendere un approccio clinico integrato: come sta procedendo?

Abbiamo formato centinaia di professionisti fino a oggi, ed è una grande soddisfazione. Epigenetica, Biochimica, Nutrizione, sono il perno di un approccio integrato all’uomo, che non può prescindere dalle costituzioni e dai foglietti embrionali, dalla Medicina Mitocondriale, dalla Biofisica, dalla coerenza cuore cervello, dai parametri che la PNEI (psico neuro endocrino immunologia) ci sottopone da tempo. Si tratta dell’evoluzione della Medicina funzionale per un approccio multidisciplinare alla salutogenesi. La formazione è necessaria per saper comprendere quell’entità complessa che l’uomo è fatto non solo di corpo ma di mente e di spirito. Approccio integrato significa contemperare questi fattori con una base scientifica solida.

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Monica Camozzi

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